Le origini del Bacanàl del Gnoco

Tutti noi conosciamo il Carnevale, con le sue maschere e i suoi dolci tipici, con i suoi coriandoli e la sua trascinante allegria; forse non tutti sanno, però, che tanto è bello festeggiarlo quanto è interessante considerarne le vere origini, in particolare le origini del nostro Bacanàl del Gnoco (antico nome – per quanto tuttora utilizzato – del Carnevale veronese).

Per quanto una risposta sicura non sia facile da determinare, non sarebbe fuori luogo ritenere che il Carnevale veronese trovi le sue origini nelle antiche corse del “Palio del drappo verde”, il famoso Palio Veronese che venne istituito dal ghibellino Ezzelino II da Romano nel 1208, per festeggiare la sconfitta dei conti guelfi di San Bonifacio e il suo nuovo titolo di Podestà di Verona, celebrazione che prevedeva non solo una gara ma anche giostre e tornei, insomma una vera festa del popolo.

Un’altra valida ipotesi farebbe coincidere la nascita del Bacanàl del Gnoco con un’iniziativa del medico Tommaso Da Vico volta ad arginare i possibili tentativi di rivolta causati dalla terribile carestia del 1531.
Da Vico, insigne cittadino, decise infatti di far distribuire ai poveri di San Zeno (quartiere del quale era originario e dove risiedeva), nel venerdì ultimo di carnevale (anche detto Venàrdi Gnocolàr), pane, farina, burro, formaggio e vino. Egli avrebbe poi lasciato a un legato che si preoccupasse che tale tradizione venisse portata avanti ogni anno, sempre durante il “venerdì grasso”, sempre in San Zeno. Questa volontà verebbe attestata dal testamento di Da Vico, che si trova presso l’Archivio di Stato di Verona.

C’è infine, tra le altre ipotesi, chi sostiene che esso abbia origini ben più remote del XVI secolo, addirittura risalendo all’epoca pagana, il che troverebbe nel Bacanàl veronese un lontano successore degli antichi riti del ciclo di Cerere/Demetra. A sostenere quest’ultima ipotesi è proprio Umberto Grancelli che, nel suo “Sulle origini del Baccanale veronese” (Edizioni della Vita Nova, 2016), esplora l’antico mistero intorno a quest’amata festa.

Ma la nascita in sé del Carnevale non è l’unico mistero che circonda questa festività. Viene da chiedersi, ad esempio, quando venne citato per la prima volta il vocabolo “carnevale”. La risposta è semplice: nel 1094 a Venezia, in un documento del Doge Vitale Falier, in cui si parla di divertimenti pubblici per il popolo; è invece un editto del 1296 il primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale (di Venezia) una festa pubblica.

E perché venne adottata l’usanza di mascherarsi? Quando e da dove partì la prima sfilata del Venàrdi Gnocolàr a Verona? E che novità furono apportate nelle sfilate successive?
Le risposte a queste e molte altre domande si possono trovare tra le pagine del libro “Verona e il suo carnevale” (Edizioni Zerotre, 2022), scritto a quattro mani da Alverio Merlo e Andrea Toffaletti, la cui consultazione consigliamo vivamente al fine di avere un’infarinatura generale delle ritualità pubbliche che colorano la nostra città da poco dopo Natale fino a primavera inoltrata.

Noi del Circolo 23, invece, insieme ai preziosi relatori Giovanni Perez e Luigi Pellini, proveremo a dare contezza dei misteri, dei tra le righe, delle origini ataviche di quanto si vede sfilare, basandoci sul sopracitato saggio di Umberto Grancelli “Sulle origini del Baccanale veronese”.
Insomma, proveremo a togliereci e a togliervi ogni dubbio (o quasi), giovedì 15 febbraio dalle ore 19.00 presso una delle sale interne di Porta Palio. Ci sarete?